sabato 7 maggio 2016

Truman, un vero amico è per sempre.

Se aveste l'ulcera, prendereste due aspirine a stomaco vuoto? E se foste già di pessimo umore, andreste a vedere un film che parla di un uomo che sta morendo di cancro e del suo amico che è venuto a salutarlo? Due ore di commiato? Ecco. A me piace molto sbagliare, ma quello di ieri sera non è stato un errore, è stato un suicidio. Il film non è brutto, ma ha il peso atomico del Torio, la densità del Piombo e il sapore del Bactrin forte. Se, quando fumate, usaste cartine di amianto patireste conseguenze meno devastanti della visione di “Truman, un vero amico è per sempre”. Per la prima volta nella mia carriera di spettatore ho sperato che ci fosse un intervallo pop corn o, meglio ancora, che scoppiasse un incendio in sala, che l'incendio non ha colesterolo. Potevo uscire prima della fine, è vero, tanto più che ero anche da solo, ma dovevo far venire mezzanotte e aspettare nella Multipla parlando al contachilometri non sarebbe stato meno triste.
Io non so perché un regista deve prendere in considerazione l'idea di girare un film così tragico. Questo regista si chiama Cesc Gay. Me lo segno, caso mai dovessi andare ancora al cinema nella vita. Consiglio la visione a chi volesse farla finita e non avesse il coraggio dell'ultimo passo. Portatevi i barbiturici direttamente in sala. Io, purtroppo, li avevo lasciati a casa.