sabato 18 giugno 2016

Julieta

Per prepararvi bene alla visione di Julieta, (pronuncia Qulieta) vi consiglio di fare prima qualcosa di cui vi pentirete, così potete entrare in sala pregustando un bel senso di colpa. Il film ci sguazza nei sensi di colpa e voi vi troverete a vostro agio.
L'ultimo Almodovar che avevo visto era stato “Gli amanti passeggeri” una puttanata totale.
Con Qulieta, se non altro, Almodovar torna a fare Almodovar (come direbbe Renzi) anche se il livello di “Donne sull'orlo di una crisi di nervi”, “Tutto su mia madre” e “Parla con lei” se lo scorda.
Qulieta com'è? All'inizio direi maluccio. Il regista cura così poco la recitazione e il direttore del doppiaggio cura così poco la qualità del doppiaggio che viene la nausea, come quando leggi sul cellulare in auto. Ma la storia c'è e dopo poco prende e a come recitano gli attori, non pensi più. Segnalo un filo di omosessualità che non guasta mai e che nei film di Almodovar viene prima della pellicola, una buona tensione per una vicenda che si delinea poco per volta e un finale che va bene così. Il film finisce prima di scadere. Come quelle canzoni che invece di ripetere il rif in dissolvenza, chiudono con un buon giro armonico. Insomma, voto? Tra il 6 e il 7, se non fosse che ad un tratto appare Adriana Ugarte (anche io non la conoscevo, è l'attrice che interpreta Qulieta da giovane) e in un paio di scene di vedono pure le tette. E che tette! Insomma 10.