Molto dipende dalla sala cinematografica che scegliete. Chi vive in Canavese non ha scelta e finisce all’Ambra 1 di Valperga, una sala come non ce ne sono più: fredda in inverno, chiusa d’estate, con l’intervallo che dura in misura direttamente proporzionale alla coda per comprare il pop corn. Se, all’inizio del secondo tempo, non ti ricordi più che film stavi vedendo, non è un ictus, ma più semplicemente la resa della creatività, dell’arte e della magia del cinema, che si consegnano disarmate alla cassiera.
Il pubblico di Valperga per i Simpson è più omogeneo di un puré Fanny. Tutti tra i 14 e i 21 anni, esattamente l’arco di età in cui la curva dell’intelligenza sprofonda sotto l’asse delle ascisse. In provincia per misurare il Q.I. si usa una scala ad hoc, che arriva allo zero Kelvin, ma a Valperga si va oltre. Tutti zitti mentre proiettano le diapositive del mobilificio “La portaerei del mobile”, tutti urlano quello che si stanno inviando via SMS durante il promo del film con Bruce Willis. E continuano sulla sigla dei Simpson. “Adesso smetteranno” pensi, “il biglietto lo avranno pur pagato anche loro”. Ma già nella sigla di apertura intuisci quanto sarà orribile il futuro. Il superbo e sempreverde logo della Twentieth Century Fox, improvvisamente si anima: nell’incavo dello zero che forma il 20 appare Bart Simpson che dice qualcosa che non si capisce. E tutti ridono come matti. E allora realizzi che sei finito all’inferno senza nemmeno passare dall’agonia. La ragazza nella fila dietro, per tutta la durata del film emette gemiti che dovrebbe riservare per il fidanzato. Esso, o il presunto tale, crede di essere uno della Gialappa’s e commenta nel modo più imbecille le scene più semplici, borbottando qualcosa in quelle più complesse, perché evidentemente ha difficoltà ad elaborarle. E così via.
I Simpson… mah! Certo che un grande cartone non diventa più grande solo perché esce dal piccolo schermo. Anzi: perde ritmo, smalto, cattiveria, ironia. Non bastano le voci di Monica Ward che doppia Lisa Simpson e qualche gag divertente a mantenere la tacita promessa. Forse è tardi per il film dei Simpson, magari qualche anno fa… O forse lo apprezzereste maggiormente in una sala vuota. Ma allora tanto vale vederselo in televisione. Potete tranquillamente aspettare davanti a E-mule che il film venga giù piano piano o noleggiare il DVD. Questo vi eviterà di subire i titoli di coda. Homer avverte: “rimanete lì, che alla fine dei titoli c’è una sorpresa”. E siccome non ti sei divertito durante il film, aspetti. E aspetti. E aspetti. Saranno tremila i nomi che scorrono in 8 minuti di nulla, e allora pensi che la gag sia costituita proprio da quella interminabile lista, uno scherzo da prete, insomma. Invece no. Sono centinaia di cartonisti anonimi che pretendono di essere letti. E alla fine ecco la scenetta costituita da un personaggio che spazza il pavimento del cinema di Springfield: 15 – 20 secondi senza la pretesa o la speranza di un’idea, ma a Valperga ridono lo stesso. Non perché si divertano, no, ma perché hanno pagato e devono ammortizzare fino in fondo il prezzo del biglietto. Chiamali scemi….