Il parquet in legno che hanno nella palestra di Vauda noi ce lo sogniamo, i sedili in plastica pure ce li sogniamo, l‘impianto luce nuovo anche quello per noi è un sogno.
In compenso l’USAC ha presentato al popolo di Vauda un playmaker che se lo sognano loro. L’incubo dei difensori Nolesi ha il n. 23 e sul referto arbitrale risulta aver messo a segno 30 punti.
Partiamo sotto di 2 e “play” Ciampy ci riporta in pari. Poi andiamo avanti noi e ci rimaniamo per tutto il primo quarto con 6 o 7 punti più degli avversari. Il Nole ci crede ancora, noi soffriamo un po’ ma loro di più, anche a causa dell’allenatore che tuona come un temporale in agosto.
Nel secondo quarto il vantaggio USAC si riduce a soli 2 punti, ma è questione di poco. L’astuto coach fa due cambi e in breve riprendiamo il largo. Parliamo di Ottino? Andrea si accorge di essere il più alto e si dà da fare sotto il tabellone, Alberto, fresco fresco di benedizione vescovile, alimenta la nostra fede nella vittoria mettendo 21 punti nella rete. Abidin non so che fa, ma lo fa bene. Davide… Davide con quel suo musino simpatico e gli occhietti furbi fa un po’ di passi in partenza; non tanti, ma quelli che bastano per farsi fischiare falli a palla. Il pubblico gli suggerisce che, mancando suo padre in tribuna, si potrebbe anche provare a staccare dal corpicino quei piedini birichini. Allora lui, che alle sue estremità ci tiene, smette di fare passi e comincia a giocare.
Umberto entra in campo e non fa passi, non fa doppio, non sbaglia niente. Si comporta da veterano, ma è il suo esordio in una partita ufficiale. Ale Costa doveva fare 10 punti personali per avere indietro il cellulare che era sotto sequestro. “Mission quasi impossible” perché Ale 10 punti in una partita non li aveva mai fatti. Chi ha ricevuto SMS in questi giorni può dire se l’obiettivo è stato raggiunto o no. Roletti si batte e si sbatte. Matteo Leschiera pensa che dimenticare la borsa a 15 Km faccia fico, ma in mutande o con la divisa, lui c’è sempre e segna 6 punti. Guglielmetti, Bona, Jordano, Vitto e Mattia non ci sono, ma se ci fossero farebbero bene anche loro.
Era scritto che prima o poi dovessimo vincere, e martedì sera, nel paese più buio della provincia di Torino, l’Usac under 14 accende la candelina della prima vittoria dopo 17 sconfitte consecutive tra open e regionale. Vince con 33 punti di vantaggio. Convince anche? Non tantissimo per la verità. Assistendo alle partite dell’U14 di quest’anno si ha come l’impressione che i ragazzi si tengano in tasca delle energie nervose e risparmino grinta e voglia di vincere per altre occasioni. Un po’ come se valutassero l’impegno e decidessero di investire il minimo indispensabile. Il ragionamento si chiama “economia” e può forse funzionare in alcuni campi, ma mai sul parquet. In uno sport, e a maggior ragione in uno sport di squadra, fare calcoli e risparmiarsi è devastante. Quelli che non si risparmiano mai e danno tutto non solo sono i più bravi, ma sono anche i più furbi. Per loro, ma solo per loro, le sconfitte non esistono. Se vincono sono dei vincitori, se perdono sono comunque dei vincenti.