Ho impiegato più tempo del lecito per
leggere questo breve romanzo. Il problema non è del libro, ma mio
che l'ho fruito in modalità REM (rapid eye movement). Gli occhi si
muovono da sinistra verso destra velocemente, poi tornano a sinistra
e vanno a destra, esattamente come quando si legge o come quando si
riporta il carrello della macchina per scrivere al punto di inizio
riga, se qualcuno se ne ricorda.
La difficoltà della lettura REM
consiste nel vedere e capire il testo: il libro è lì, regolarmente
aperto, ma le palpebre sono chiuse, il cervello è spento e il
respiro chissà dov'è.
Il sonno, tuttavia, è coerente con
questo libro perché “Sostiene Pereira” è la cronaca di un
risveglio, quello del maturo dottor Pereira, vedovo, abitudinario,
che comincia a esistere quando prende atto che esiste un mondo
intorno a sé. Non si addormenterà più grazie alla sua coscienza e
alla penna di Tabucchi. Il quale oltre al romanzo ci consegna una
nota a fine libro tra le più belle che abbia letto: la genesi del
personaggio Pereira è affascinante quanto il romanzo.
Non mi resta che scusarmi con Pereira e con il suo autore se sono stato tanto lento.
È un periodo così: mi metto a letto
con gli occhiali e le migliori intenzioni e mi implucco in pochi
minuti. È sicuramente colpa della stagione. Quello che non so dire è
se si tratti della stagione dell'anno o di quella della vita.
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