Se aveste l'ulcera, prendereste due
aspirine a stomaco vuoto? E se foste già di pessimo umore, andreste
a vedere un film che parla di un uomo che sta morendo di cancro e del
suo amico che è venuto a salutarlo? Due ore di commiato? Ecco. A me
piace molto sbagliare, ma quello di ieri sera non è stato un errore,
è stato un suicidio. Il film non è brutto, ma ha il peso atomico
del Torio, la densità del Piombo e il sapore del Bactrin forte. Se,
quando fumate, usaste cartine di amianto patireste conseguenze meno
devastanti della visione di “Truman, un vero amico è per sempre”.
Per la prima volta nella mia carriera di spettatore ho sperato che ci
fosse un intervallo pop corn o, meglio ancora, che scoppiasse un
incendio in sala, che l'incendio non ha colesterolo. Potevo uscire
prima della fine, è vero, tanto più che ero anche da solo, ma
dovevo far venire mezzanotte e aspettare nella Multipla parlando al
contachilometri non sarebbe stato meno triste.
Io non so perché un regista deve
prendere in considerazione l'idea di girare un film così tragico.
Questo regista si chiama Cesc Gay. Me lo segno, caso mai dovessi
andare ancora al cinema nella vita. Consiglio la visione a chi
volesse farla finita e non avesse il coraggio dell'ultimo passo.
Portatevi i barbiturici direttamente in sala. Io, purtroppo, li avevo
lasciati a casa.
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