Quando avevo 20 anni andai in vacanza in auto con tre amici. Appena passato il confine italiano al Monginevro, sulle
fiancate della Ritmo grigia avevamo incollato con lettere fosforescenti
arancioni, alte 15 centimetri, il nostro obiettivo: Torino - Dakkar.
Presuntuosissimi. Con la Ritmo poi. :)
Arrivati in Marocco, trascorremmo tre giorni nel porto di Casablanca,
(immaginate che figata) chiedendo un passaggio in Senegal a tutti i
mercantili ormeggiati in banchina, perché di passare il “Sahara Spagnolo”
in auto non c'era modo: strade impraticabili e soprattutto c'erano
quelli de “il Polisario” che rapinavano o rapivano tutti quelli che
passavano.
Conoscemmo così il comandante di un peschereccio italiano, sequestrato
dalle autorità locali e bloccato lì da due mesi per aver pescato nelle
loro acque. Il comandante del Mascaretti primo di San Benedetto del
Tronto ci disse: “Perché Dakkar? È un posto di merda, andate alle
Canarie”.
E noi cosa facemmo? Ringraziammo per il caffè e andammo alle Canarie.
Tre giorni a vomitare noia in una cabina di ultima classe, afosa e sotto
il livello di
galleggiamento. A prua. Ogni ondata scariche di panico.
C'entra con il libro? Sì, perché è successa la stessa cosa. Avevo appena
aperto “L'angioletto” di Simenon con tutte le intenzioni di gustarmelo,
quando un altro navigato comandante, con un equipaggio di centinaia di volumi nella sua libreria, uno che stimo insomma, mi ha detto : leggi “Il ritorno di Coniglio”. E io
cosa ho fatto? Ho mollato Simenon e l'ho letto. Grazie! Libro
dell'anno 2016.