Dico subito che è andata malissimo.
Sale sulla Panda e la prima cosa che
dice è:
- La barba ti sta male -
Cioè, questo non mi vede da un anno,
la macchina con cui si viaggia, come sempre è la mia e la prima cosa
che mi dice è “la barba ti sta male”? A parte che non mi sta
male, vorrei sapere: ma sono l'unico ad avere un amico immaginario
stronzo?
Per tutta la risalita in auto, invece
di chiacchierare, si lamenta perché pensava di attaccare il suo
i-pod all'impianto della Panda ma è così vecchio che al massimo
accetta nastri. Poiché non riesce a sentire quello che vuole, ogni
tanto canticchia. Sta attraversando un periodo revival perché
continua a nominare e canticchiare Max Pezzali. Va beh, arriviamo a
Forzo e scendiamo.
Il sole, il cielo e i colori del
vallone fanno dimenticare l'inizio difficile. Anche la temperatura è
mite. Fino a Boschietto parliamo poco perché il sentiero è stretto,
non si riesce a camminare affiancati. E io sul momento non mi rendo
conto che è una grande fortuna, perché appena finisce lo strappo si
mette a cantare:
- … Quasi esplodo quando mi dici dai:
vieni su da me che tanto non ci sono i miei, io mi fermo a prendere
una bottiglia perché voglio festeggiare questa figata con te anche
se...”-
All'inizio rido, ma poiché la canta
tutta non rido più.
Appena fuori dal bosco, nel piano di
Lavina, ci aspetta un vento polare che ci fa a fettine. Attraversiamo
il lungo tratto in falsopiano, tra pietre ed erba secca. Ogni tanto
sento qualche strofa che riconosco “È un po' come nel calcio: è
la dura legge del gol”. Per fortuna il sentiero si impenna dopo un
alpeggio e lui smette. Invece il vento rinforza e si raffredda
ulteriormente. Siamo un bel po' sotto zero. Ci mettiamo addosso tutto
quel che abbiamo e in quel momento, rovistando nello zaino per
prendere la giaccavento, l'amico immaginario si accorge e mi
comunica di aver dimenticato il sacco coi panini.
- Problemino - dico io.
- Dividiamo quel che c'è. - dice lui.
- Dovrei dirlo io. - ribatto.
- Dillo tu. -
Sono senza parole. Ha ragione lui,
naturalmente, si divide quel che c'è, ma mi rompe il cazzo. È
sempre così. Ogni volta! Dividerei con una marmotta se solo potessi,
darei tutto ai camosci, ma le marmotte sono in letargo e i camosci
latitano. Comunque è presto per mangiare, saliamo ancora. Dovremmo
arrivare al bivacco Davito, ma la vedo male: ghiaccio e neve sul
sentiero nei versanti all'ombra, freddo porco, vento, gambe molli e
lui che canta.
Attraversiamo un ruscello e ci fermiamo
a ragionare.
- Che facciamo? - domando.
- Decidi tu. - Dice.
- Ok, andiamo avanti fino a
mezzogiorno, se per quell'ora siamo al Davito bene, se no mangiamo
dove siamo e torniamo giù. -
- No, preferisco mangiare già a
Boschettiera. - dice lui.
- Allora perché mi dici decidi tu? -
Lui risponde con un'altra domanda:
- Perché hai un cerotto in faccia? -
Al che mi girano proprio tanto.
- Perché? Mi sta male? -
Si riparte, ma arrivati ad un alpeggio
a quota 2030 decidiamo che ci basta così. Mancherebbe una
mezz'ora
al Davito, ma con il ghiaccio che c'è in terra, cadere è un attimo.
Cioè se cade lui... ma se cado e mi faccio male io sono cazzi.
Dietro front.
In un'ora e un quarto siamo in salvo a
Boschettiera dove occupiamo abusivamente il giardino di una delle
bellissime baite rimesse a posto. Dividiamo la bellezza di due panini
e una scatoletta di Insalatissima Rio mare, poi lui si ficca gli
auricolari chiude gli occhi e sparisce nei suoi ascolti. Tra l'altro
il volume è altissimo e sento tutto.
- Io non capisco che gli fai, quando
arrivi in mezzo a noi. Tutti i miei amici si dileguano... - dice
Pezzali e io penso a quanto sia vero se riferito all'amico
immaginario.
- La regola dell'amico non sbaglia mai
-
Anche questa è sacrosanta: la regola
dell'amico immaginario è: scrocca benzina, scrocca pranzo, scrocca
tutto.
Dopo un po' apre gli occhi, vede che ho
aperto il libro che mi sono portato dietro (tra l'altro devo girare
le pagine con i guanti di pail che fa freddissimo) e mi fa:
- Che fai, leggi? -
- Non devo? Il libro mi sta male? -
- No, ma se leggi non possiamo parlare.
-
- Spegni quel cazzo di i-pod allora se
vuoi parlare. -
- Non ti piace Pezzali? -
- … -
- Non so mica perché ti voglio bene. -
dice.
- Perché sai che ho il thermos con il
caffè caldo, ecco perché - Lo penso ma non lo dico.
Sta aspettando solo quello. Ha mangiato
il mio panino con l'insalata russa e ben più di metà della mia
Insalatissima farro riso e tonno e adesso giustamente aspetta il
caffè.
È caldo perché l'ho versato bollente
questa mattina. Non ha il coraggio di chiedere, il faccia di merda sa
che lo porto sempre e infatti mi tiene d'occhio, guarda il mio zaino.
Si domanda perché non lo caccio fuori.
E io che faccio? Rinuncio al calore,
alla carica e al piacere del caffè pur di dargli un dispiacere. Ecco
che faccio.
- Andiamo? - gli chiedo.
Mi guarda deluso, poi, rassegnato, fa
sì con la testa. È proprio abbattuto, infreddolito. Vorrebbe il
caffè.
Dio quanto godo!
Scendiamo.
- Come mai, ma chi sarai? Per fare
questo a me? Notti intere ad aspettarti, ad aspettare te...-
Arriviamo alla Panda e poi giù lungo
la valle.
Mi fermo per farlo scendere. Non mi
aspetto che mi offra qualcosa per la benzina e infatti non lo fa. Ci
salutiamo.
Riparto. Il bilancio della gita è
magro: meta non raggiunta, animali avvistati zero, mangiato
pochissimo, preso tantissimo freddo e ho i coglioni fracassati.
Mi vien da dire che la prossima volta
piuttosto andrò da solo, ma so già che ci ricascherò.
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