martedì 8 novembre 2016

La regola dell'amico

Dico subito che è andata malissimo.
Sale sulla Panda e la prima cosa che dice è:
- La barba ti sta male -
Cioè, questo non mi vede da un anno, la macchina con cui si viaggia, come sempre è la mia e la prima cosa che mi dice è “la barba ti sta male”? A parte che non mi sta male, vorrei sapere: ma sono l'unico ad avere un amico immaginario stronzo?
Per tutta la risalita in auto, invece di chiacchierare, si lamenta perché pensava di attaccare il suo i-pod all'impianto della Panda ma è così vecchio che al massimo accetta nastri. Poiché non riesce a sentire quello che vuole, ogni tanto canticchia. Sta attraversando un periodo revival perché continua a nominare e canticchiare Max Pezzali. Va beh, arriviamo a Forzo e scendiamo.
Il sole, il cielo e i colori del vallone fanno dimenticare l'inizio difficile. Anche la temperatura è mite. Fino a Boschietto parliamo poco perché il sentiero è stretto, non si riesce a camminare affiancati. E io sul momento non mi rendo conto che è una grande fortuna, perché appena finisce lo strappo si mette a cantare:
- … Quasi esplodo quando mi dici dai: vieni su da me che tanto non ci sono i miei, io mi fermo a prendere una bottiglia perché voglio festeggiare questa figata con te anche se...”-
All'inizio rido, ma poiché la canta tutta non rido più.
Per fortuna dopo Boschettiera ricomincia la salita secca e il fiato gli serve per altre cose.
Appena fuori dal bosco, nel piano di Lavina, ci aspetta un vento polare che ci fa a fettine. Attraversiamo il lungo tratto in falsopiano, tra pietre ed erba secca. Ogni tanto sento qualche strofa che riconosco “È un po' come nel calcio: è la dura legge del gol”. Per fortuna il sentiero si impenna dopo un alpeggio e lui smette. Invece il vento rinforza e si raffredda ulteriormente. Siamo un bel po' sotto zero. Ci mettiamo addosso tutto quel che abbiamo e in quel momento, rovistando nello zaino per prendere la giaccavento, l'amico immaginario si accorge e mi comunica di aver dimenticato il sacco coi panini.
- Problemino - dico io.
- Dividiamo quel che c'è. - dice lui.
- Dovrei dirlo io. - ribatto.
- Dillo tu. -
Sono senza parole. Ha ragione lui, naturalmente, si divide quel che c'è, ma mi rompe il cazzo. È sempre così. Ogni volta! Dividerei con una marmotta se solo potessi, darei tutto ai camosci, ma le marmotte sono in letargo e i camosci latitano. Comunque è presto per mangiare, saliamo ancora. Dovremmo arrivare al bivacco Davito, ma la vedo male: ghiaccio e neve sul sentiero nei versanti all'ombra, freddo porco, vento, gambe molli e lui che canta.
Attraversiamo un ruscello e ci fermiamo a ragionare.
- Che facciamo? - domando.
- Decidi tu. - Dice.
- Ok, andiamo avanti fino a mezzogiorno, se per quell'ora siamo al Davito bene, se no mangiamo dove siamo e torniamo giù. -
- No, preferisco mangiare già a Boschettiera. - dice lui.
- Allora perché mi dici decidi tu? -
Lui risponde con un'altra domanda:
- Perché hai un cerotto in faccia? -
Al che mi girano proprio tanto.
- Perché? Mi sta male? -
Si riparte, ma arrivati ad un alpeggio a quota 2030 decidiamo che ci basta così. Mancherebbe una
mezz'ora al Davito, ma con il ghiaccio che c'è in terra, cadere è un attimo. Cioè se cade lui... ma se cado e mi faccio male io sono cazzi. Dietro front.
In un'ora e un quarto siamo in salvo a Boschettiera dove occupiamo abusivamente il giardino di una delle bellissime baite rimesse a posto. Dividiamo la bellezza di due panini e una scatoletta di Insalatissima Rio mare, poi lui si ficca gli auricolari chiude gli occhi e sparisce nei suoi ascolti. Tra l'altro il volume è altissimo e sento tutto.
- Io non capisco che gli fai, quando arrivi in mezzo a noi. Tutti i miei amici si dileguano... - dice Pezzali e io penso a quanto sia vero se riferito all'amico immaginario.
- La regola dell'amico non sbaglia mai -
Anche questa è sacrosanta: la regola dell'amico immaginario è: scrocca benzina, scrocca pranzo, scrocca tutto.
Dopo un po' apre gli occhi, vede che ho aperto il libro che mi sono portato dietro (tra l'altro devo girare le pagine con i guanti di pail che fa freddissimo) e mi fa:
- Che fai, leggi? -
- Non devo? Il libro mi sta male? -
- No, ma se leggi non possiamo parlare. -
- Spegni quel cazzo di i-pod allora se vuoi parlare. -
- Non ti piace Pezzali? -
- … -
- Non so mica perché ti voglio bene. - dice.
- Perché sai che ho il thermos con il caffè caldo, ecco perché - Lo penso ma non lo dico.
Sta aspettando solo quello. Ha mangiato il mio panino con l'insalata russa e ben più di metà della mia Insalatissima farro riso e tonno e adesso giustamente aspetta il caffè.
È caldo perché l'ho versato bollente questa mattina. Non ha il coraggio di chiedere, il faccia di merda sa che lo porto sempre e infatti mi tiene d'occhio, guarda il mio zaino. Si domanda perché non lo caccio fuori.
E io che faccio? Rinuncio al calore, alla carica e al piacere del caffè pur di dargli un dispiacere. Ecco che faccio.
- Andiamo? - gli chiedo.
Mi guarda deluso, poi, rassegnato, fa sì con la testa. È proprio abbattuto, infreddolito. Vorrebbe il caffè.
Dio quanto godo!
Scendiamo.
- Come mai, ma chi sarai? Per fare questo a me? Notti intere ad aspettarti, ad aspettare te...-
Arriviamo alla Panda e poi giù lungo la valle.
Mi fermo per farlo scendere. Non mi aspetto che mi offra qualcosa per la benzina e infatti non lo fa. Ci salutiamo.
Riparto. Il bilancio della gita è magro: meta non raggiunta, animali avvistati zero, mangiato pochissimo, preso tantissimo freddo e ho i coglioni fracassati.
Mi vien da dire che la prossima volta piuttosto andrò da solo, ma so già che ci ricascherò.

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