martedì 8 marzo 2016

perfetti sconosciuti

Orgoglioso di essere italiano? Posso arrivare a dire che mi vergogno un po' meno di un paio di anni fa, ma da qui a ostentare la mia cittadinanza c'è un abisso. Eppure, uscendo dal cinema di Candelo (Biella) dove ho visto “Perfetti sconosciuti”, il primo pensiero è stato: “come sarebbe bello se all'estero vedessero il film e ci giudicassero per questo o per opere di intelligenza, arte e cultura come questa”. Vorrei che l'ammirazione che io sento per gli autori di questo film (tra poco entrerò nei dettagli) potesse arrivare, appunto, anche dall'estero, che so, dalla Germania, dalla Francia, dalla Gran Bretagna o dalla Svezia e fosse distribuita, oltre che agli autori, anche a tutti gli italiani e quindi, per osmosi, anche a me, che sono cittadino come Paolo Genovese, il regista. O come Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello. Questi italiani sono i co-autori, che hanno saputo cucire dialoghi come se ne sentono raramente nel corso di una vita da spettatore. Le battute, la mimica, la scelta delle parole e delle pause, ti apparecchiano un posto a tavola, ti invitano in mezzo a un gruppo di amici seduti per la cena. L'effetto coinvolgente è tale che viene spontaneo pensare a delle risposte, a delle battute ironiche e divertenti per contribuire. Ma non c'è solo questo, c'è un montaggio chirurgico: stacchi e inquadrature creano un ritmo che prende e porta via. Non parlo degli attori perché non voglio esagerare, non parlo della trama perché non è mia abitudine. Mi basta testimoniare divertimento, intelligenza e bellezza. Insomma si può andarne fieri.

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