sabato 25 febbraio 2017

Indignazione

Potrei essere utilizzato come orologio da cucina. Mi mettete un libro in mano la sera e non appena mi casca sul naso, potete spegnere sotto i fagiolini nella pentola a pressione. Preciso.
Non però ieri sera, né la sera prima. 
In questi due giorni ho letto Indignazione di Philip Roth. Ho smesso dopo due ore, la prima sera, giusto per non scolarmelo in una sola bevuta, e un'altra ora ieri, fino alla fine, perché oltre la nota storica non si può andare. 
Non parlerò dei contenuti del romanzo, quindi non dell'indignazione di Roth e del giovane Messner, ma della mia ammirazione per come l'indignazione è espressa, e anche per come è tradotta da Norman Gobetti. I dialoghi sono di una potenza misurabile in kilotoni. Mi sono sentito persino umiliato, perché nell'assistere alle discussioni, viene spontaneo anticipare delle frasi, delle risposte, come se si potesse essere veramente lì, davanti al rettore, ma le ho sbagliate tutte, per piccolezza, per scarsa lucidità, per pigrizia o codardia. Molti che hanno commentato, affermano che questo non sia uno dei migliori romanzi di Roth. Per rispondere mi immergo nella vasca da bagno e dico: “meno male”. **

** citazione dallo spot tv ING Direct

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