Finalmente!
Finalmente il libro che aspettavo,
quello capace di rivoltarmi il DNA, spiegarmi perché sono qui e fare
di me una persona migliore?
No, finalmente l'ho finito. Minchia.
Sono 1174 pagine e credo che sia il
libro più lungo (e spesso e pesante) con cui abbia tentato di
appiattirmi la pancia.
Potevo mollarlo prima della fine? No
che non potevo. Affrontare un libro di queste dimensioni è come fare
un investimento ad alto rischio. Ci butti dentro i tuoi risparmi e il
giorno dopo leggi sul listino che stai perdendo qualche centesimo.
Più passano i giorni, più perdi soldi. Eppure il consulente aveva
detto che il rendimento... E così non vendi, non puoi. Devi arrivare
alla fine per riavere il capitale. Forse. Ecco, è andata così, tra
alti e bassi. Sì perché non è tutta noia o tutto inutile. Ci sono
lunghe parti interessanti, altre belle, una parte è persino
appassionante, ma è un brodo davvero troppo allungato. Il buon
Gregory David Roberts avrebbe potuto scrivere la storia con 500
pagine in meno e sarebbe stato un buon lavoro.
Avete per caso letto “La città della
gioia” di Lapierre? Vi è piaciuto? Allora tenetevi
quell'impressione. C'era troppo Dio in quel romanzo, anzi tutto
girava intorno a Dio, ma almeno girava. Qui tra spacconate,
esagerazioni, divagazioni si rimane un tantino inchiodati. Io per un
mese intero, per esempio. Finalmente libero, stasera posso iniziare
un altro libro. Sul comodino ho Anna Karenina che mi aspetta. Scherzo
eh :)
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