domenica 10 settembre 2017

Shantaram

Finalmente!
Finalmente il libro che aspettavo, quello capace di rivoltarmi il DNA, spiegarmi perché sono qui e fare di me una persona migliore?
No, finalmente l'ho finito. Minchia.
Sono 1174 pagine e credo che sia il libro più lungo (e spesso e pesante) con cui abbia tentato di appiattirmi la pancia.
Potevo mollarlo prima della fine? No che non potevo. Affrontare un libro di queste dimensioni è come fare un investimento ad alto rischio. Ci butti dentro i tuoi risparmi e il giorno dopo leggi sul listino che stai perdendo qualche centesimo. Più passano i giorni, più perdi soldi. Eppure il consulente aveva detto che il rendimento... E così non vendi, non puoi. Devi arrivare alla fine per riavere il capitale. Forse. Ecco, è andata così, tra alti e bassi. Sì perché non è tutta noia o tutto inutile. Ci sono lunghe parti interessanti, altre belle, una parte è persino appassionante, ma è un brodo davvero troppo allungato. Il buon Gregory David Roberts avrebbe potuto scrivere la storia con 500 pagine in meno e sarebbe stato un buon lavoro.
Avete per caso letto “La città della gioia” di Lapierre? Vi è piaciuto? Allora tenetevi quell'impressione. C'era troppo Dio in quel romanzo, anzi tutto girava intorno a Dio, ma almeno girava. Qui tra spacconate, esagerazioni, divagazioni si rimane un tantino inchiodati. Io per un mese intero, per esempio. Finalmente libero, stasera posso iniziare un altro libro. Sul comodino ho Anna Karenina che mi aspetta. Scherzo eh :)

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