Potrei essere utilizzato come orologio
da cucina. Mi mettete un libro in mano la sera e non appena mi casca
sul naso, potete spegnere sotto i fagiolini nella pentola a
pressione. Preciso.
Non però ieri sera, né la sera prima.
In questi due giorni ho letto Indignazione di Philip Roth. Ho smesso dopo due ore,
la prima sera, giusto per non scolarmelo in una sola bevuta, e
un'altra ora ieri, fino alla fine, perché oltre la nota storica non
si può andare.
Non parlerò dei contenuti del romanzo, quindi non
dell'indignazione di Roth e del giovane Messner, ma della mia
ammirazione per come l'indignazione è espressa, e anche per come è
tradotta da Norman Gobetti. I dialoghi sono di una potenza misurabile
in kilotoni. Mi sono sentito persino umiliato, perché nell'assistere
alle discussioni, viene spontaneo anticipare delle frasi, delle
risposte, come se si potesse essere veramente lì, davanti al rettore, ma le
ho sbagliate tutte, per piccolezza, per scarsa lucidità, per
pigrizia o codardia. Molti che hanno commentato, affermano che questo
non sia uno dei migliori romanzi di Roth. Per rispondere mi immergo
nella vasca da bagno e dico: “meno male”. **
** citazione dallo spot tv ING Direct