Per la mattina in cui rapirono Aldo
Moro, ho un alibi: ero con la mia classe alla GAM (Galleria d'Arte
Moderna) di Torino dove era di passaggio la collezione Guggenheim. Ci
aveva portato non so più quale insegnante e tutto quello che ricordo
è un quadro di... Oddio, mi viene da dire Quasimodo ma Quasimodo è
un poeta. Vabbeh. Non è questo il punto. Tra le sale girava un
mormorio, era successo qualcosa, le Brigate Rosse avevano ucciso
qualcuno. Non era la prima volta.
Quando tornammo a scuola, era fine
mattina e ora di tornare a casa. Io avevo la patente da poco tempo e
una Fiat 600 grigia. Era una 600 dismessa dalla Guarda di Finanza,
passata per diverse mani, tra cui quelle di mio nonno, ed era
arrivata a me. Ritargata, adesso era TOP0. Andavo in giro con una 600
da buttare, grigio topo, targata topo.
In quel periodo portavo i capelli
lunghi. Ma lunghi lunghi. Avrei potuto mimetizzarmi tra i cugini di
campagna, e se avessi cantato con loro in playback, non se ne sarebbe accorto nessuno.
Invece cazzeggiavo in giro con la mia 600.
In quel periodo
carabinieri e polizia mi fermavano spesso. Non dico tutti i giorni ma
quasi. Ma non è questo il punto.
Quel giorno, come è facile immaginare,
erano fuori di testa per via del rapimento. Io imbocco via Gorizia e
vedo i coni in terra che restringono la carreggiata. “Ahia!”
penso.
Le due 127 davanti a me le lascianto
passare, quando arrivo io, un carabiniere con mitraglietta mi fa
segno di accostare. L'altro si piazza sulla destra: sono spacciato.
Sorrido, avevo la faccia da bravo
ragazzo e gli dico che mi ha già fermato ieri. Era vero: avevo
riconosciuto il carabiniere che mi aveva fermato il giorno prima in
corso Agnelli.
Quello ripete il gesto con rabbia.
Mi fermo, prendo il libretto e scendo.
Scendo sempre quando mi fermano polizia e carabinieri. In segno di
rispetto. Quando mi fermano i vigili, no.
Il carabiniere esamina il libretto,
esamina la patente, mi guarda un po' schifato, poi mi dice di
voltarmi e mi perquisiscono. Uno dei due si siede in macchina e
guarda cosa c'è nel portaoggetti. Cosa volete che ci fosse? C'era
una collezione composta da 115 pacchetti di MS finiti e
accartocciati. Li tenevo lì perché non ho mai buttato un pacchetto
dal finestrino e, sinceramente, chiederei la pena di morte per quelli
che lo fanno.
- Cosa sono questi? -
Cosa dovevo rispondere? Cosa avreste
risposto? Non me la sentivo di rispondere che erano pacchetti di
sigarette accartocciati perché, per esperienza, so che i carabinieri
si incazzano per questo tipo di risposte. “Non so” sarebbe stato
peggio, per cui mi avvalsi, senza saperlo, della facoltà di non
rispondere.
- Cosa c'è nel cofano? -
- Niente. -
I carabinieri non ammettono che in un
cofano ci possa essere niente. Quello di destra si avvicina e alza un
po' la canna dell'M12. L'altro mi ordina di aprire il cofano. Mentre
cerco la leva tra i pacchetti di MS accartocciati, penso di tagliarmi
i capelli. Mi dispiace, ma creano troppi problemi. E dovrei anche
cambiare auto.
Apro il cofano.
- E quella cos'è? -
- La ruota di scorta. -
- No, quella. - indicando col mitra una
scatoletta di metallo.
- Gesù! - Me l'ero dimenticata. Adesso
sono nei guai.
Se dico cos'è, si incazzano, se non lo
dico, non so cosa succede.
Lentamente, per non farmi fucilare,
prendo la scatoletta e, sempre lentamente, la raddrizzo perché per
qualche motivo era finita a testa in giù. Appare così il foglietto
di carta applicato con nastro adesivo sul coperchio, che indica il
contenuto. La scritta non lascia spazio a dubbi: “Cassetta della
cagata felice”.
I due carabinieri si guardano.
- Cos'è? -
Di nuovo: cosa dovevo rispondere?
- La apra. -
Sono contento, così capiscono e la
finiamo.
Apro con delicatezza e appare il
contenuto: un estratto dell'Intrepido con un racconto a fumetti di
Billy Bis (che ovviamente non avevo mai letto, se no dove stava la
felicità?) una sigaretta Marlboro (Marlboro non MS se no dove stava
la felicità?), un accendino usa e getta quasi scarico e un bel po'
di carta igienica. (Morbida, se no...)
Il carabiniere si convince che non sono
un terrorista, ma valuta di arrestarmi perché sono un coglione.
- Perché si porta dietro di 'ste
sciocchezze? -
- Può sempre servire. -
Avessi detto: “La luna e il falò”
o “Altafini gioca a Monopoli” o “So dove tengono Moro”, la
sua reazione sarebbe stata le stessa: un gesto di stizza, un “se ne
vada” pronunciato con disprezzo più dalla canna della mitraglietta
che dalla bocca. Come se gli avessi fatto perdere tempo. Come se
mentre controllava me, gli fosse scappato Renato Curcio sotto il
naso. E forse è andata proprio così.
E io?
Con le gambe che tremano un po',
risalgo in macchina e riparto, con la mia cassetta della cagata
felice appoggiata sul sedile del passeggero, quello che non si poteva
usare, perché il fondo arrugginito della 600 non avrebbe retto il
peso.
Accesi quell'unica sigaretta Marlboro,
rientrando nel traffico filtrato dal posto di blocco. Non so che fine
fece la cassetta. Forse rimase nella 600 quando la vendetti per
250.000 lire. Mi dispiace perché quel racconto di Billy Bis non lo
lessi mai. Questo è il punto.
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