Il Jo Nesbo dei romanzi seri (quelli
pubblicati in Italia prima di passare a Einaudi), non tornerà più.
Dopo aver scritto roba come “il gattopardo”, “lo spettro” e
“Polizia” della serie con Harry Hole avrebbero dovuto attaccarlo
allo scappamento di una Volkswagen e lasciarlo lì. Ma la Norvegia è
influenzata dalla corrente di Babbo Natale e lo hanno graziato.
Allora lui ha rilanciato con “Sangue e neve” e “scarafaggi”.
Di scarafaggi non voglio sapere niente. “Sangue e neve”, invece,
l'ho letto ieri in due ore e - guardate - mi è piaciuto. Abbastanza
inverosimile, ma non tanto come i sopracitati, “Sangue e neve” è
anche o soprattutto un libro scritto bene. Nesbo crea un personaggio
nuovo, un criminale del tutto atipico al quale è inevitabile
affezionarsi e lo mette nei guai dopo poche pagine. Poi c'è la
storia d'amore. Questa potrebbe essere la condanna definitiva per
Nesbo. “Ma come? Un thrillerista che imbastisce un romanzo rosa?”
Rosa un cazzo: Sangue e Neve è bello splatter, con sparatorie e
teste tagliate. Ma poi, se anche fosse? Se l'amore si fa
sentire, voi che fate? Riattaccate come fosse un call center di ENI
Gas e Luce? Decidete voi, ma prima, almeno, leggete “Sangue e
neve”.
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