lunedì 23 gennaio 2017

Il passeggero del Polarlys

Siete mai stati a bordo di uno di quei postali che risalgono la costa della Norvegia consegnando merci e missive in cittadine e paesi sperduti in fondo ai fiordi? Vi piacerebbe? Non dite di no perché non sareste credibili. Piuttosto, preferireste compiere la crociera in estate o durante i mesi invernali?
Simenon non lascia scelta: vi imbarca adesso, con il buio e vi rilascia nel riverbero che non è quello del sole ma della neve, quella che ricopre le montagne che si tuffano a picco nel Mar glaciale artico. Il Polarlys scivola via lungo una rotta che conosce a memoria. Ma questo viaggio sarà diverso.
Nebbia fitta, sempre, fari che non si vedono, canali tra isole da risalire controcorrente, fragili pescherecci che appaiono tra i marosi, vento misto a ghiaccio, neve che sfarina fin dentro la pipa del comandante. Il terzo ufficiale al suo primo incarico, di guardia in plancia sempre senza cappotto, il pilota che si tiene nell'ombra più scura, passeggeri che soffrono il mal di mare. Il mare grosso vira a tempesta, boccaporti da chiudere e coprire prima che arrivi il peggio. Navi carboniere che passano veloci, lasciandosi dietro il lamento delle sirene, montagne di ghiaccio e montagne d'acqua.
In tutto questo c'è anche una trama gialla con un assassino sulla nave, ma sinceramente, sapere chi, cosa e come, non ha nessuna importanza. L'unica cosa che conta, purtroppo, è che questo viaggio, così presente e così reale, termina e Simenon ci sbarca.

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