Ho tre cose da dire.
La prima: mi alzerò sempre in piedi
ogni volta che sentirò il nome di Shyamalan perché ha scritto e
diretto “Il sesto senso” uno dei tre film più belli che abbia
visto nella mia vita.
La seconda: Split mi ricorda tanto
“Identità” un thriller del 2003 che ho visto in tv due o tre
volte. Anche in quello, come in questo, c'era uno psicopatico che
ospitava in sé più personalità, ma la costruzione era alquanto
diversa e la soluzione finale, che non sto a riportare - perché
consiglio “Identità” a chi voglia farsi sorprendere da un bel
thriller - era assai più forte. Il colpo di scena era una bella
bomba. Come dire che era più Shyamalan quello (che non lo era
affatto) di questo che invece è firmato.
La terza: è come se un venditore
venisse a casa per vendere il suo apparecchio. Entra, si siede e mi
dice tantissime cose, tutte vere, tutte giuste, farebbe ragionamenti
rotondi, mi farebbe capire quanto io abbia bisogno del suo aggeggio e
io farei “sì sì” con il testone, ma poi non comprerei niente
perché tutto sommato non mi ha convinto. Split è uguale: il
protagonista è molto bravo, le ragazze recitano bene, il film è ben
confezionato ma non soddisfa le mie esigenze: idee, ansia, tensione,
spettacolo, sorpresa, tette. Le tette, poi, che per me valgono il 6
sicuro, non si vedono. Insomma, non entra nella mia top 1000 e sta
fuori anche dai miei incubi. Come potrei raccomandarlo?
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