Amazon ce l’ha nella versione originale “Endless love”. In libreria, invece, non ho trovato traccia di “Amore senza fine” di Scott Spencer, Mondatori 1980, e la commessa, che mi dice con orgoglio di non averlo mai sentito nominare, ha l’aria di una che dell’amore non ha visto neppure l’inizio. Pare che sia fuori catalogo. Le possibilità di procurarselo sono dunque legate alla disponibilità nelle biblioteche comunali. Io l’ho trovato in casa e mi sono preso la cotta passando nei pressi della libreria del soggiorno. Un titolo del genere avrebbe dovuto tenermi alla larga, ma l’ho aperto ugualmente ed è stata l’ultima cosa che ho fatto nella mia vita da cinico. Procuratevelo e provate anche voi, è facile: CTRL X e ti taglia via dalla tua vita; CTRL V e ti incolla in quella di David, il protagonista del romanzo, quello che a diciassette anni incendia la casa della fidanzata per apparire poi come il suo salvatore. Durante la lettura non c’è modo di fare ESC. Vale a dire che non si può smettere di essere l’ombra di David. Spencer ha una scrittura che definirei grassa, quella che ti spiega un concetto in modo chiarissimo, esemplare, poi però non si accontenta del risultato, che è la comprensione, e ti condisce i fatti con alcuni, piccoli, burrosi particolari, che ti toccano dove sei sensibile e ti fanno capire che il libro sta parlando proprio con te.
E così ritrovi sentimenti che avevi dimenticato nel congelatore, passioni di cui avevi perso memoria e ricordi che vivevano sbiaditi in attesa di resurrezione.
Zeffirelli ha pensato di trarne un film nel 1981, con Brooke Shields nella parte di Jade. Non ne so niente, ma le recensioni che ho trovato in rete consigliano di starne alla larga. Invece se capita lo vedrò, perché il bisogno di rientrare ancora in quel mondo, dal quale l’ultima pagina con la parola fine mi ha espulso, è ancora forte una settimana dopo.
Anche il sesso non manca. In“Amore senza fine” ce ne sono almeno dieci pagine consecutive, nelle quali Spencer non risparmia nessun particolare e che, a differenza di tutte le pagine erotiche che ho incontrato - tranne forse quelle di Henry Miller in Tropico del Cancro - non imbarazzano per la banalità delle situazioni e lo squallore delle parole utilizzate. Qui il sesso è nudo, ma tu, lettore, ti senti a tuo agio perché Spencer, Dio lo benedica, a letto ti ci porta dopo 300 pagine di preliminari, quando non ne puoi più. E qui si misura l’abilità dello scrittore: Spencer non ti assegna la triste parte del voyeur, bensì quella del glorioso protagonista. Accettarla è obbligatorio e quando il libro finisce, soffrire è automatico.
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