sabato 4 agosto 2007

Million dollar baby

Bisognerebbe  vedere solo film della mutua, perché scrivere di film che meritano è molto più difficile. Per “Million dollar baby”, infatti, mancano i termini. “Bello”? “Consigliabile”? “Commovente”? “Ben fatto”? “Ohhhhh”? Come si fa a descrivere con le parole un film che si vede con la pancia? Proviamoci, ma senza contarci molto. Cominciamo dalle luci. In genere le luci basse, che nascondono angoli di scenografia fanno pensare più a un direttore della fotografia diplomato alla scuola Radio Elettra che a una scelta artistica. Invece in Million dollar baby la luce fredda e avara è un segnale che ti dice: “Guarda che sei ancora in tempo a cambiare sala, di là sta per cominciare “Manuale d’amore” con la Litizzetto”.

Potrebbe essere un buon consiglio perché la differenza tra le due sale è divertirsi o soffrire. Anche la palestra governata da un vecchio Norman Freeman (oscar), squallida e mal tenuta ti induce a tenerti alla larga. Ma tu scegli di entrare e sei accontentato. Clint Eastwood  (oscar) ti prende sulle ginocchia ossute da 37 anni ciascuna e comincia a incantarti come un suonatore di piffero. Perché è bella la storia che racconta., la stravolgente Hilary Swank (oscar) è Maggie, una ragazza che vuole diventare campionessa di boxe. Ne abbiamo visti tanti di sogni americani in pellicola, che siamo in grado di giudicare se funzionano. Ma Million dollar baby non è un sogno normale. Improvvisamente Eastwood devia dalla strada senza mettere la freccia e parte di corsa in salita, Sei andato a vedere “Manuale d’amore”? No? Allora beccati questo Nightmare senza Mister Kruger. Non puoi nemmeno andartene, perché nel frattempo ti sei innamorato (come amante o come padre, non so) di Maggie. Se la abbandoni sei un verme. E poi devi sapere come andrà a finire. Sullo schermo finisce come dicono nelle pagine di spettacolo dei giornali. In platea finisce con gli occhi umidi e con un gran vuoto allo stomaco. Se fossi a teatro te ne libereresti con un applauso da far male alle mani. Ma al cinema guardi lo schermo nero e te lo tieni tutto dentro.

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