sabato 4 agosto 2007

Brokeback Mountain

Ad un tratto Ennis abbassa il cofano del camioncino di Jack, ma il cofano non si aggancia bene e rimane socchiuso. Nell'inquadratura successiva, quando Jack parte, il cofano è perfettamente chiuso. E questo è l'unico errore del film.

Non è un film lento come dice qualcuno. Probabilmente la sensazione di lentezza è generata dall'ansia in cui possono metterti certe scene. Ti identifichi nei personaggi, che sono omosessuali, e allora ti scoppia il problema: come la mettiamo con la nostra identità? Se mi immedesimo in uno di loro o in entrambi, sono gay anch'io? Così il sedile del cinema diventa molto scomodo e ti puoi sentire come quando devi fare una telefonata antipatica. Vuoi solo che sia breve.

Ma se l'argomento non ti imbarazza, se assistere ad una storia d'amore molto ben raccontata non ti crea problemi, se vai al cinema per farti travolgere dal racconto e se per caso ami anche la montagna, allora il film non è lento per niente: raggiunge subito un buon ritmo e lo mantiene fino alla fine.

Le scene d'amore tra i due cow boy sono convincenti. Due uomini come quelli interpretati da Jake Gyllenhaal e Heath Ledger non potrebbero avere una storia diversa da quella rappresentata dal regista Ang Lee. Anche l'altra protagonista, l'America degli anni '60 e 70, è perfettamente credibile. La peggiore America dei peggiori incubi, quella rurale della miseria, dell'ignoranza e delle sottoculture. Quella che in altri film è razzista, in altri ancora totalitarista, sempre pronta e compiaciuta di essere cafona. La stessa che oggi vota per la pena di morte e per Bush. Un'America, che tuttavia, è capace di leggersi, vedersi, raccontarsi e denunciarsi come nessun altro è capace di fare. Non è merito di chi la governa, ma dei grandi che fanno grande il suo cinema. God Bless America.

 

Nessun commento:

Posta un commento