sabato 4 agosto 2007

Dogville

Ricordo uno spot francese, negli anni 70 o inizio 80. Un’auto percorreva a tutta velocità il ponte di volo di una portaerei e poi, grazie a degli effetti già molto speciali per l’epoca, decollava. L’auto vera, quella priva di effetti speciali, invece, immagino che finisse nell’oceano. Di tutto ciò, ricordo che mi rimaneva la sensazione di spreco e di inquinamento. Questo per dire che se non c’è un’idea, puoi immaginare la più ricca scenografia, i trucchi più dispendiosi, ma il messaggio non passa. Viceversa, l’esiguità del budget speso per realizzare un filmato può essere un  buon metro per misurare la creatività. Se lo spot comunica con poche lire, sotto c’è sicuramente un’idea. Altrimenti i miliardi scorrono a fiumi e finiscono in mare.

Dogville cosa c’entra?

Cachet degli attori a parte, Dogville credo sia costato pochissimo: non c’è una scena girata in esterno che sia una e la pellicola utilizzata non è in bianco e nero, ma sicuramente non è nemmeno a colori e hanno tolto almeno il verde e il rosso per risparmiare. Inoltre quel volpone del produttore deve aver ammonito severamente il direttore della fotografia, il quale, tanto per non sbagliare, ha fatto sì che ci fosse più luce sotto il mio sedile che sullo schermo.

In effetti potevano risparmiare anche su Nicole Kidman, che si intravede solo tra l’ombra dei capelli.  Forse hanno davvero risparmiato sulla Kidman, perché io, in sincerità, non me la sento di giurare che fosse proprio lei. A pensarci bene potevano fare a meno di tutti gli attori e accontentarsi del doppiaggio perché - ho fatto la prova - la storia si segue benissimo anche a occhi chiusi, come il radio romanzo delle 8.50 su Radiodue. Ed è una storia di miseria tanto assurda che potrebbe sembrare vera, forse lo è. Ma l’idea di Dogville non è la storia, è il modo di raccontarla, con quell’eterna penombra che ti metterebbe di cattivo umore anche il giorno prima delle ferie.

Sono certo che molti troveranno Dogville un’idea geniale. E sicuramente è così. Secondo me, infatti, la cattiva idea non è il film in sé, è l’idea di andare a vederlo.

1 commento:

  1. mah,

    eppure se ben ricordo dogville fu una grande delusione soprattutto per il senso di soffocamento che lascia. La stessa, indignata incapacità di sopportare l'accettazione passiva tipica delle sue protagoniste...come no pensare a Dancer in the dark? i soprusi nei confronti della protagonista erano così insopportabili da constringere ad alzarti ed uscire per cercare un po' d'aria. E la vendetta finale di dogville non risolve le cose perchè forzata, grottesca...

    La genialità della scenografia non basta a farne un film godibile.

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