sabato 4 agosto 2007

Lo stagno di fuoco

Istruttoria

La trama è questa: dopo il giudizio universale, Dio si ritira portando via con sé le anime dei giusti, lasciando i dannati a consumarsi all’inferno. E sulla terra? Sulla terra rimangono poche decine di persone, che per un motivo o per l’altro sono ingiudicabili, guidate da 3 angeli che, evidentemente, hanno sbagliato qualcosa. Per ritornare in stato di grazia dovranno compiere una pericolosa missione attraversando tutto l’inferno, tra anime dannate, Demoni Maggiori e Minori, Sottili, fino a Satana.

Con queste premesse uno corre a comprare il libro, perché l’idea di scrivere un remake della Divina Commedia è davvero buona. Il dubbio assale quando il libro lo vedi: 770 pagine. Beh, non vuol dire: ci sono libri che vorresti non finissero mai. Purtroppo da “lo stagno di fuoco”, invece, vorresti fuggire presto,  perché è lento come una tradotta e, con un ritmo che farebbe addormentare un bradipo, ti trascina piano piano nel basso inferno dove diventa sempre più confuso, difficile. Come ulteriore supplizio nei confronti del lettore trattato alla stregua di un dannato qualsiasi, l’autore, Daniele Nadir scrive utilizzando più livelli narrativi, che ti spiazzano ulteriormente. Vogliamo dirla tutta: anche questa mania di scrivere le frasi e poi metterle in discussione subito dopo con un avverbio, stanca. Se questo romanzo fosse un itinerario, si potrebbe dire che per metà è strada asfaltata, per un po’ è sentiero e per il resto sono solamente tracce nella nebbia tra le quali ci si perde dopo un passo. 

La parola alla difesa:

Finalmente! Dico che un libro non si può e non si deve leggere in tre mesi. Soprattutto non si deve leggere a letto, la sera, facendoselo franare sul naso dopo appena due pagine. Ma ti vedi? Con il libro che ondeggia e cade. E guarda che pesa! Ma va a dormire che è meglio! Maltrattato così si trasformerebbe in un flacone di Lexotan persino un romanzo di Stephen King.

Accusa: Stephen King non ha fatto mai dormire nessuno.

 Difesa: Stephen King non ha mai nemmeno provato a inserire un messaggio nei suoi romanzi, te ne sei accorto? Sono pura letteratura d’evasione, per di più prodotta in serie.

Accusa: E Nadir sì? Quale messaggio ci offre?

Ecco il punto.

Sentenza:può darsi che nelle 50 pagine di epilogo (circa due settimane di lettura) si nasconda un messaggio importante. Quale occasione più ghiotta per un autore, poter prendere posizione sui misteri della fede o almeno per dare un senso al suo libro.  Ma c’è un senso? E se c’è qual è? Se non lo so è colpa dell’autore che non ha saputo tenermi sveglio o colpa mia che mi sono addormentato? Qualcuno ha voglia di scoprirlo? Se alla fine non trovate niente, potete sempre mandarmi al diavolo.





Risposta di Daniele Nadir

Caro orudis, mi assumo la piena responsabilità di averti tediato per tanto tempo e qui ti porgo le mie scuse. Detto questo mi è capitato di chiacchierare molti lettori e per fortuna, con alti e bassi, gran parte di loro ha avuto modo di vivere con entusiasmo tanto la trama quanto la prosa de Lo Stagno di Fuoco. I tempi di lettura sono stati decisamente variabili, da ben più di tre mesi a tre giorni (cosa di cui non mi capacito).

Francamente, non ho nessun appello da presentare al tuo primo grado.

Se per arrivare alla fine della storia hai dovuto trascinarti per oltre 700 pagine di ‘prosa da bradipo’ è facile che il filo della storia sia andato perso per strada in un crescendo di incomprensione a cui è difficile rimediare con poche righe. E, sia chiaro, ritengo sia compito di un romanzo catturare chi legge, non viceversa. Quindi: mea culpa. Riguardo al finale, sono poco propenso a scriverne in modo esplicito (ma, avendomi fornito il tuo numero di telefono, in calce alla mail, sarò lieto di fornirti direttamente un dovuto chiarimento). Qui e ora posso dirti che in questa storia, come in molte altre, non c’è una morale della favola esplicita, da dimostrare, una verità ultima da porgere ai lettori. Questo, sia chiaro, non vuol dire che un romanzo non sia sorretto e animato da emozioni forti, idee precise. E in questi termini - e al di là della mia storia - non credo che King non abbia mai avuto messaggi da dare, nei suoi romanzi.

Ma torniamo a noi.

Quello che posso fare per essere un po’ più esplicito per chi legge queste righe (e che sarà giudice e giuria, incuriosito o ritratto di fronte a Lo Stagno di Fuoco) è chiamare a deporre un lettore che probabilmente, all’Inferno, ha perso ore di sonno invece di guadagnarne: Anselmo Cioffi, su carmillaonline, (http://www.carmillaonline.com/archives/2005/09/001508.html).

Posso inoltre chiamare a deporre direttamente l’imputato (è possibile leggerne alcuni capitoli sul sito www.stagnodifuoco.com) e, in ultimo, il mandante, in un’intervista che mi hanno fatto, tempo fa, sui contenuti del romanzo (da Stilos del 7/6/05, http://www.stagnodifuoco.com/intervistilos.htm).

Spero che il commento di Anselmo Cioffi e l’intervista possano dare, in parte, una risposta alle tue domande e, con buona pace dell’accusa (ma senza l’intento di costringerla a rileggere gli atti - a letto - una seconda volta, per carità), a marzo il romanzo uscirà in economica e questa seconda edizione è stata limata e resa più esplicita, soprattutto nella parte finale.

Un caro saluto.

Daniele Nadir

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