Se fosse un libro, una volta arrivato a pagina 2 lo rimetteresti nella sua carta regalo e penseresti a chi fare il pacco. Ma come si fa - dico - a costruire la prima scena di un film in questo modo: interno notte, un bambino si muove con circospezione in un solaio buio e polveroso. Fuori piove, anzi, tempesta, anzi, diluvia e ci sono i lampi. Il bambino prende un vecchio libro da un vecchio baule e lo sfoglia. Poi si gira e ZOMP! Dietro di lui, improvvisamente appare qualcuno e naturalmente costui non si limita ad apparire e stop. No, si fa annunciare da una scarica di decibel che ti tirano su dalla sedia. Ma basta! Questo delle apparizioni alle spalle è un trucco che abbiamo subìto talmente tante volte che non fa più paura, fa rabbia.
Un po' incazzati voltiamo pagina e vediamo che succede. Beh, diciamo che da pag. 3 il film si riprende. Il regista, tal Jon Turteltaub, deve essersi accorto di aver scritto un incipit da cretino e rimedia confezionando un film godibile e piacevole. Nicolas Cage è un ottimo protagonista, ma le battute più felici sono messe in bocca a Justin Bartha che è uno della squadra dei buoni. Di questo team fa parte anche la bella di turno, Diane Kruger, “Troia” è il film con Brad Pitt in cui la ricordiamo splendidamente Elena. Ci sono anche i cattivi, dei quali il più cattivo è Sean Bean. Come Gambadilegno sa fare solo il manigoldo, Sean Bean sa fare solo il cattivo. È il collega traditore di 007 in "Goldeneye", è il terrorista che vuol far secco Harrison Ford in “Giochi di potere” è il criminale che rapisce la moglie di M. Douglas in “Don't say a word”. Ne “Il Signore degli anelli” sembra buono, ma solo perché lo ammazzano prima che possa fare danni.
La storia è una appassionante e ben riuscita caccia al tesoro. È paradossale che si svolga in America, che si sa, non ha una storia molto antica, ma meglio così: mal si sopporterebbe la marmellata di patriottismo di cui è farcita la sceneggiatura se fosse ambientato in Europa. Ultima cosa: “Il mistero dei Templari” è un film della Disney, la quale in questo momento non gode di grande simpatia, essendosi data da fare mica poco per ostacolare l'uscita in America di “Farenheith 9/11”. Tuttavia il debito di riconoscenza verso la Disney accumulato in questi settant'anni è tale che si può perdonarle tutto. Poi è Natale. Buon film a tutti.
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