Per chi ha visto Matrix e Matrix reload, voler vedere il terzo episodio della serie è naturale. Anche se tutti sparano contro. Anche se è certamente una delusione. Anche se piove.
Respinti gli attacchi di vigliaccheria, i figli di Matrix si dirigano di corsa al più vicino cinema dove il film è in programmazione. Di corsa perché a giudicare dai quattro gatti che erano presenti venerdì in sala, è facile pronosticare che la saga di Nio abbia i giorni contati.
Direi che se lo merita per troppa presunzione: il regista si aspetta che ci ricordiamo esattamente cosa era successo nell’episodio precedente e non gli viene proprio di darti una mano a ricordare e ricucire i fili della trama. “Non hai ripassato? Adesso affoga nella tua trincea!”, sembra dire. E così, vedendo il film e non capendo assolutamente niente, più che stupido ti senti offeso per il poco rispetto che ti viene riservato. D’accordo, dirà qualcuno, il rancio è schifoso, ma stiamo parlando di Matrix, un film che è nato da un’idea grandiosa, quindi chissà che innovazione, che creatività, che arte… Purtroppo no. Le luci sono prese da Blade Runner, le macchine probabilmente sono prese da Alien, i droidi forse sono presi da Guerre Stellari, mentre la sceneggiatura è sicuramente una presa in giro, con dialoghi da soap opera e senza lo straccio di un finale. Nelle ultime sequenze sei costretto ad assistere ad una lotta che non finisce più tra il bene e il male, che nel caso sono due software. E come combattono tra loro i due software più potenti che siano mai stati sviluppati? A calci, pugni e saltoni, naturalmente, con qualche colpo che scappa e se la prende con quel che rimane della nostra intelligenza.
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