sabato 4 agosto 2007

Io non ho paura

Le scorciatoie sono antiestetiche, rovinano i prati e quando piove finisce che il sentiero frana proprio dove l’inserzione della scorciatoia lo indebolisce.  Spesso sono anche inutili.

Tanto per parlar male delle scorciatoie.

Salvatores, in questo suo “Io non ho paura” qualche scorciatoia la traccia, soprattutto per far comprendere le situazioni in poco tempo e non appesantire la storia. Ma si intuisce che si tratta di deviazioni fatte a fin di bene e, probabilmente, inevitabili.

Tanto per non dire che il film è perfetto.

In realtà “Io non ho paura” è uno di quei film che alla fine non riesci ad alzarti dalla poltrona. Stai lì a leggere i titoli di coda sul nero, perché non riesci ad accettare la fine del sogno e il ritorno alla realtà. E poi hai da fare a rimettere ordine dentro di te.

Questo capita quando tutto funziona bene: dalla sceneggiatura di Ammaniti che disegna personaggi straordinari, alla fotografia che ti avvolge per tutta la durata del film e ti chiama continuamente all’interno della storia.

Si dice che non esistono piccole parti, ma solo piccoli attori. In questo film anche i piccoli sono dei giganti. A partire da Giuseppe Cristiano, nella parte di Michele, il bambino protagonista, per finire con Abatantuono, che non vedevo da un po’ e che per questo mi ha fatto ancor più piacere incontrare.

Credo che il merito di tutto debba essere ricondotto a Salvatores. E mentre lo ringrazio, mi chiedo se avrei piacere che questo film si vedesse anche all’estero, più precisamente in America.

Da una parte dico di no, perché Salvatores presenta un’Italia meravigliosa negli spazi, ma così arretrata nella civiltà, da vergognarsene. (Poco importa che la storia si svolga negli anni 70; gli americani non possono capirlo e comunque adesso non è meglio). Dall’altra gli americani avrebbero la possibilità, non così comune per loro, di incontrare un momento di genio, delicatezza e poesia, con l’unico effetto speciale di richiamare ai più sensibili, forti emozioni e lacrime. Per cui, in fin dei conti, sì, il film può essere esportato.

Tanto per non dire che, da italiano, ne sarei orgoglioso.

2 commenti:

  1. non sono mai riuscita a vederlo tutto

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  2. Concordo sul fatto che sia il film sia il libro siano bellissimi ma, devo dire che non mi è piaciuta molto la figura del bambino rapito nel film.....non sembra un pò troppo la versione italiana di Gesù di Nazareth?!?!?!

    Avrei evitato gli occhioni grandi azzurri,la pelle bianca latte, i riccioloni biondi e la tunica bianca....

    Ciaooooooooo

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