sabato 4 agosto 2007

Closer

Scegliere di vedere un film d’amore di per sé non è uno sbaglio: è un rischio. È molto più facile mettere in scena un omicidio che simulare l’amore. Per cui, di fronte a “Closer,  dramm. Quattro personaggi si amano e si lasciano si tradiscono e si perdonano in un girotondo di passione e sentimenti (tre palline)”  puoi sperare, ma non ci conti più di tanto.

Invece, fin dalle prime immagini capisci che sei finito in buone mani. Sono sicuramente quelle del regista, Mike Nichols, che 37 anni dopo “Il Laureato” dovrebbe essere morto o almeno fortemente rincoglionito, e invece ti confeziona un film che il giorno dopo è ancora lì che ti si replica in testa, ma sono soprattutto quelle di Patrick Marber, l’autore di soggetto e sceneggiatura. Chi è? Google ci dice che è uno scrittore. Ma scrittore dice poco. Dev’essere soprattutto uno di quei temerari che se arriva lo tsu-nami ci si tuffa dentro per poi dipingerti l’inferno senza usare aggettivi. Le parole con cui Jude Law e Natalie Portman cinguettano e si innamorano sono le stesse parole che usiamo tutti i giorni, ma ricombinate dall’arte di Marber diventano un’esperienza uditiva rara e preziosa. I dialoghi degli altri due protagonisti, Julia Roberts e Clive Owen sono talmente sintonizzati con il cuore che non hai bisogno di usare le orecchie per ascoltarli. Gli attori sono attori e naturalmente fingono, ma poi chissà? Fingono di fronte alla macchina da presa, ma per sapere che gli occhi di chi lascia il suo compagno sono così e quelli di chi viene lasciato sono cosà devono averli visti questi occhi.

Clive Owen, l’unico attore sconosciuto tra i quattro protagonisti, si pone un gradino sotto gli altri, ma è difficile dire se la responsabilità è sua o della voce del suo doppiatore.  Un gradino sopra, invece, c’è Natalie Portman, bella da far male e atroce come solo una femmina ferita può essere. In “Star Wars, la Minaccia Fantasma” era la giovane regina Padmé Amidala, carina ma così algida e opaca che non le avresti dato un centesimo. Adesso il suo viso brilla di una luce tale che c’è solo da aspettare che invecchi per poterla guardare ancora.

1 commento:

  1. Adoro quel film. Scusami ma dovevi citare come minimo la canzone di Damien Rice.. :) ciao cri

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