sabato 4 agosto 2007

La pazienza del ragno

Forse Camilleri non tesse trame gialle di grande spessore e favorisce al di là del consentito il suo Montalbano. Non dissemina gli indizi con molta onestà e i moventi dei suoi delitti non reggerebbero nemmeno per il commissario Basettoni. Ma tutto ciò ha poca importanza.

Non leggi Camilleri per sapere chi è l’assassino, lo leggi semplicemente perché ti trovi bene a Vigata, la cittadina siciliana che pur non esistendo ti accoglie con un’atmosfera leggera e aromatica, una patina di colore che Camilleri crea con un linguaggio misto di congiuntivi italiani e infiniti siculi, concimando le righe con locuzioni siciliane sulla cui correttezza non sarei disposto a giurare. I personaggi sciarrano, taliano il ralogio, scantano, e di notte, quando non sono addrummisciuti sono arrisbigliati.

Chi ama le sorprese ne trova una in ogni frase. Chi ama la musica la trova dapperutto. Chi ama le alternative ne trova quante ne vuole. Di questo si tratta: di raccontare utilizzando solamente il colore delle voci. C’è bisogno di dire che il mare è blu e l’aria è secca e calda quando senti parlare in siciliano? Ecco Camilleri è questo. Non solo ti porta in Sicilia, ma ti fa sentire a casa perché se capisci la lingua sei siciliano macari tu.

Detto questo, va anche segnalato che è facile trovare chi non ama affatto Camilleri e letto una volta non ci casca più. Camilleri divide gli italiani quanto Berlusconi. O lo ami o lo detesti. Oltretutto i due non sono conciliabili perché Camilleri-Montalbano una frecciatina al Cavaliere la scocca in ogni libro.

“La pazienza del ragno” è l’ultimo romanzo uscito della serie del Commissario Montalbano. Non è né il migliore né il peggiore. Chi non avesse mai letto Camilleri e ha voglia di seguire un consiglio, può iniziare da “La concessione del telefono” il romanzo che ha reso famoso Camilleri e il suo editore Sellerio. I due si ringraziano a vicenda, credo. Camilleri perché Sellerio ha creduto in lui dopo decenni di patimenti (nessuno voleva pubblicare i suoi strani libri). Sellerio perché prima di Camilleri le sue piccole copertine blu non se le filava nessuno. Io ringrazio entrambi.

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