Noi uomini siamo sempre pronti a innamorarci di donne incasinate, ma disponiamo di una specie di fusibile che scatta in presenza di guai troppo grossi evitandoci l’autodistruzione. Tuttavia, anche volendo farci del male, non potremmo amare “la sconosciuta” di Tornatore perché non saremmo adeguati. Nessun uomo, per quanto grande, sarà mai all’altezza di una donna grande come lei. Il motivo è ancora in quel fusibile, che le donne non hanno, o che forse hanno, ma tarato diversamente. Un uomo può sacrificarsi e anche morire per i suoi figli o la sua donna. Una donna, invece, per i sui figli o per il suo uomo è disposta a vivere, e questo, in tanti casi, è molto peggio.
La sconosciuta nel film si chiama Irena e se non puoi amarla, nessuno ti impedisce di essere almeno suo complice, tanto che all’uscita dal cinema rischi di essere arrestato per favoreggiamento.
Per tutto questo è grande Tornatore, che ti coinvolge in atti contrari al lecito ma sa trovare le attenuanti per trascinarti ugualmente con sé, che ti porta dentro il personaggio senza svelarne nulla, semplicemente chiedendoti un atto di fede.
Intorno a Irena si muovono in orbite sempre più strette Michele Placido, Claudia Gerini, Alessandro Haber, Piera degli Esposti e una bimba, Clara Dossena. Qualunque commento su di loro sarebbe inutile perché, per quanto bravi, anzi, grandi, sono poco più che caratteristi in un film che si appoggia interamente sulle spalle della sconosciuta attrice Ksenia Rappoport. Per lei qualunque commento sarebbe infondato, perché trasformandosi totalmente nel suo personaggio, la vera sconosciuta rimane proprio lei. Occorrerà aspettarla in un altro film, sperando che sbagli un’espressione, una parola, un battito di ciglia, per poterne dire qualcosa.
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