Va bene che dalla kidman accetto tutto. Va bene che siamo a luglio e in estate al cinema è bassa stagione. Va bene che da un remake non devi aspettarti originalità. Va bene tutto, ma ne “la donna perfetta” non va bene niente.
Prima cosa: è una commedia? È una domanda: è una commedia? Se la risposta è sì andiamo male perché non fa ridere. Tenta di passare un messaggio importante? Lo chiedo perché ogni tanto in sala ti sembra di percepire qualcosa, come un tentativo del film di mettersi in contatto con la tua coscienza, ma quando apri la porta non c’è nessuno. Ribussa, riapri, niente. Così fino alla fine, e ti poni la domanda: ma il regista (si chiama Oz) vorrà mica dirmi qualcosa? Probabilmente sì, ma è così confuso! tant’è che dopo un po’ ti chiedi se sei indietro tu che non afferri, o se proprio ha toppato lui. Credo sia giusta la seconda. Purtroppo se smetti di scervellarti e rinunci a capire le metafore ti tocca seguire la trama. E allora va proprio male perché non solo non c’è niente da seguire, ma si susseguono delle scene che puoi perderti e vivere sereno il resto dei tuoi giorni, tanto nessuno mai ti metterà in imbarazzo citandoti qualcosa di questo film.
Nicole kidman la salvo come atto di fede. Nelle prime inquadrature è ripresa in primo piano e il labiale è così fuori sincrono che bisognerebbe prendere il direttore del doppiaggio e fargli seriamente del male. Gleen Close è brava, anche tanto brava, ma è anche tanto invecchiata, che non puoi fare a meno di confrontarla con la pazza ninfomane di attrazione fatale. Lasciamo perdere Christofer Walken e spendiamo 2 parole su Matthew Broderick. Sapete chi è? È il ragazzino di War Games e Godzilla, quello con la faccia da superbravo ragazzo. Solo che qui fa il marito della Kidman, ha 20 anni di più e 20 chili di troppo. Il risultato è un poveretto con una parte da stupido e una faccia da coglione gonfiato. Ecco cosa deve aver pensato mia moglie di me, che l’ho trascinata al cinema per vedere questo film: coglione!
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