Quando vai al cinema dietro consiglio, il film delude 100 volte su 100. È un principio scientifico ancora più sicuro di “gol sbagliato, gol subìto” nel calcio. Nonostante le premesse, lunedì sera sono andato a vedere “La finestra di fronte” perché pensavo che, essendo preparato ad una delusione, avrei potuto forse godere di una piacevole sorpresa.
Sbagliato.
Cosa si può dire di questo film? C’è Raoul Bova, con degli occhiali improbabili, che sembra Clark Kent quando si perde il costumino da Superman. C’è Massimo Girotti, che impersona la parte di un vecchio vecchissimo, che ti fa pena e ti chiedi se è grazie alle riforme di Berlusconi che è tornato sul set o se lo ha fatto per vanità senile. Ci sono dei flash back che ci riportano ai rastrellamenti nel ghetto di Roma. C’è una storia di tutti i giorni, c’è un ambiente popolare, ci sono gli extracomunitari, c’è una storia di eroismo raccontata con affanno, c’è una lezione morale sulle scelte di vita, c’è il problema del lavoro. Insomma c’è davvero tutto.
Mancano solamente tensione narrativa e idee. Aspetti che il film inizi e non inizia mai, finché cominci ad aspettare che finisca. Ma senza fretta, perché nel frattempo ti godi Giovanna Mezzogiorno: molto bella e molto brava. Il film non è costruito su di lei; è letteralmente appoggiato su di lei, tanto che se la togliessi rimarrebbe la pellicola vuota a girare sui rulli.
Il principio di cui parlavo all’inizio vale anche alla rovescia. Andate a vedere la finestra di fronte. Magari vi piacerà.
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