Puoi commuoverti al cinema e poi dire che il film vale niente? Non puoi. E allora anche se uomo, anche se adulto, anche se laico e sufficientemente cinico, ammetti che Neverland ti ha fatto venire gli occhi lucidi.
C’è da chiedersi se procurare lacrime sia un valore per un film. Lo è? Se al cinema ci vai per consumare pop corn no, ma se cerchi emozioni la risposta è sì. Le lacrime valgono quanto le risate o la paura, l’ansia o la tensione. Puoi persino distinguere tra lacrime di gusto e lacrime di cortesia. Le prime sono quelle spontanee e copiose che ti prendono alla sprovvista, che non puoi neanche dire se il fim ti è piaciuto o no e ti limiti a muovere la testa per annuire (lentamente, se no cascano giù) e sono lacrime riservate per certi capolavori; butto lì: “luci della città”. Per le seconde il cinema è invece un’ottima occasione di cui approfittare per sbarazzarsi senza vergogna e al buio di certi dolori personali.
Non saprei dire il grado di potenza lacrimogena di Neverland, e passerei al film. Vediamo se c’è qualcosa che non va. Sì, c’è: Dustin Hoffman. Perché scomodare il maratoneta laureato per una parte piccola piccola? Niente da dire sulla sua interpretazione, ma bastava Pippo Franco. Chiunque avrebbe potuto recitare con qualità quelle poche battute che il copione riserva al personaggio.
Per tutto il resto non si può che dire bene. Bene i 4 bambini protagonisti, in particolare benissimo il piccolo Peter. Finalmente un bambino brutto sullo schermo dopo la figlia di Fantozzi. Si chiama Freddie Highmore e ha orecchie ed espressione imbarazzanti. Eppure forse proprio perché bruttino (ma certamente anche perché bravino) è il catalizzatore che ti fa inumidire gli occhi alla fine. Le donne sono due: Rhada Mitchell, la moglie uscente del protagonista, bona, e Kate Winslet, madre dei 4 brutti anatroccoli e aspirante nuova moglie del protagonista, nonché “Rose” di Titanic. Molto bona anche lei.
Il protagonista è Johnny Depp (molto bravo Johnny Deep. Piaci, anche se hai superato i 40 e quindi svegliarsi accanto a te la mattina, senza il trucco forse non è un’esperienza stupenda per la tua signora). In Neverland, Deep impersona J.M.Barrie, l’autore della commedia Peter Pan e il film è proprio la genesi della sua opera. Una trama debole debole, detta così e ti chiedi se davvero non ci si può sforzare di più per mettere insieme un’idea decente. Ma se non date retta a tutte queste sciocchezze e andate a vedere il film senza essere prevenuti potrete giudicare
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