sabato 4 agosto 2007

La passione di Cristo

Quello che fa rabbia è la quantità di bambini presenti alle 21.30 nella sala Ambra 1 di Valperga. Possibile che i genitori non abbiano letto nessun articolo su questo film? Oppure, peggio, ne hanno sentito parlare e allora, oltre alla colpa per aver portato i figli a vedere un film prodotto dall’AIDO e sponsorizzato dall’AVIS, c’è anche il dolo? Fatto sta che la sera di Pasqua la bigliettaia manda via la gente perché i posti sono esauriti e le scorte di plasma anche. Ci sono tutti: ragazzine, coppie di fidanzati, facce da buzzurri, facce da intelligenti, anziani, tutti.

Con cinque minuti di ritardo, il film inizia. Per chi ha letto il libro non c’è nessuna novità. Il soggetto di Luca, Matteo, Giovanni è rispettato: fu crocefisso, morì e fu sepolto. Quello che i vangeli risparmiano e Mel Gibson no, sono i close-up sul derma del Cristo esposto in tutti i suoi strati dalle fruste e dal flagello, le bastonate sulla corona di spine per farla penetrare bene nella testa e la quantità di sangue sparso lungo la Via Crucis. Sì, ha ragione chi afferma che Gibson ha esagerato. La fustigazione e il cammino fino al Calvario insieme fanno mezzo film (un’ora su due). Troppo per chiunque, perché le sequenze sono drammaticamente perfette, ma alla lunga, tra le piaghe della pietà si insinua un inquietante senso di noia. Ciò detto, ciò premesso e ciò avvertito, il film secondo me è da non perdere. Non si è mai visto un demonio così bello come quello di “La Passione di Cristo” non si è mai vista e non si vedrà mai più la Bellucci recitare in modo decente, non si è mai visto un film in aramaico, una lingua morta e incomprensibile che è bella proprio perché morta e incomprensibile. I Sassi di Matera sono la Palestina che abbiamo sempre immaginato e il soprannaturale è centellinato in un sobrio distillato di effetti speciali.

Anche il finale è fedelissimo alla sceneggiatura originale: Cristo risorge e lascia il sepolcro. Schermo nero. Luci in sala. Sento una ragazzina che grida due volte: “Fede!” Mi volto. L’invasata si trova tre file indietro e si sta infilando dentro un piumino per affrontare il freddo che l’attende fuori. Insiste: “Fede!” Ma non guarda in alto con lo sguardo da Bernadette: fissa un punto preciso tra la folla. Fede, che infatti si trova alcune file più avanti, la sente e si volta. “Fede, ti è piaciuto?” Fede fa spallucce, si vede da qui che ha l’occhio umido. “Boh, te lo dico dopo”. Poi si riprende e aggiunge con una smorfia eloquente: “Oh, ma quanto è fico Gesù?”

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