sabato 4 agosto 2007

In the cut

Partiamo dalle tette. Sì, perché se non avessi sentito dire che nel film c’erano le tette di Meg Ryan sarei rimasto a leggere a casa, incollato alla stufa.

Partiamo dalle tette della Ryan anche perché probabilmente sono l’unica cosa probabile e credibile di questo “In the cut”. Tutto il resto non sta su. Il produttore: non so chi sia, non me ne frega niente, ma è certo che ha studiato marketing sulle dispense Del Prado; ha deciso di posizionare il film sull’erotico di lusso, conoscendo la forza del richiamo delle tette su gente come me e si è disinteressato di tutto il resto. Il regista: non so chi sia, non me ne frega niente. So che ha tentato di costruire un giallo a luci rosse ammiccando al noir. Gli è venuto fuori un brown molliccio, bilioso e maleodorante, con troppe scene buie, tanto ingiustificate quanto di moda. L’operatore: all’improvviso, verso metà film si inventa delle inquadrature che tagliano via testa e piedi; belle nella loro drammatica simmetria, ma purtroppo già viste nei film 8 mm girati da mio padre nel’62.  Il producer: (se c’era) deve aver lavorato affinché regista, operatore e sceneggiatore non si incontrassero mai. Lo sceneggiatore: sarebbe bello sapere chi è per evitare ulteriori incontri; ha scritto un film in cui c’è un serial killer che decapita le donne, ma poi non spiega perché. Sua madre usava uno smalto per unghie che non gli piaceva? Suo padre era in realtà suo fratello gemello? Non si sa. Alla fine si scopre solo che l’assassino era uno e non un altro. The end, schermo nero (cioè un pelo più scuro che durante il film) titoli di coda e tutti che si lamentano in sala. E con grande ragione. Perché “In the cut” non delude, irrita. Non è un film riuscito male, è una presa in giro: un bond Parmalat, un’estorsione per tettofili e, insieme, un insulto alla cultura gialla che ci siamo fatti in decenni di cine. La speranza è che il passaparola funzioni e che pochi altri si facciano fregare 6 o 7 euro da costoro. E lei? E Meg Ryan? Fa parte anch’essa del complotto o è una vittima? Poiché mi è sempre piaciuta molto le lascio il beneficio del dubbio e sono pronto a metterci una pietra sopra. A patto però che lei non si rimetta il golfino.

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