Se la vostra libreria ha uno scaffale dedicato alla montagna, potete riporre lì questo “Cuochi Artisti Visionari” di Paolo Paci. Paci presenta i monti che incontra lungo la strada, dalla Grigna fino al Badile, come se fossero compagni di scuola, una confidenza che deriva dall’averli visitati, arrampicati, accarezzati. Se però spostate il libro tra quelli dedicati alla cultura eno-gastronomica non sbagliate, perché quello è il posto suo: il libro è tutto ricerche, interviste, indagini, domande indiscrete e assaggi, soprattutto assaggi. Questi sono raccontati con una sorta di maliziosa cattiveria nei confronti del lettore: tra un pizzocchero e una brisaola, un quartirolo e una trotella di fiume preceduta da gnocchetti di Chiavenna, sembra proprio che l’autore parli con la bocca piena e questo per chi, a casa, apre il frigo e ci trova solo uno yogurt magro, non è simpatico.
Potete allora spostare il volume al piano dedicato alla storia e immergervi nel tragico (e quindi affascinante) destino di Piuro, paese ricco di denari e arti, sepolto da un’immane frana sul far del ‘600, una Pompei delle Alpi centrali, che conserva ancora tutto il suo mistero al riparo dei soffi dei croti. Il viaggio prosegue in Svizzera, mentre il libro si sposta nella storia dell’arte, per raggiungere i luoghi di Segantini e Giacometti. Ma non finisce nemmeno qui. Paci riesce a trovare spazio persino per la sua famiglia e per i suoi amici e lo fa con una delicatezza tale che gli perdoni facilmente le digressioni. Solo che non sai più dove conservare il suo libro e allora decidi che forse l’unico posto è tenerlo a portata di mano, tra i libri che servono a qualcosa.
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