sabato 4 agosto 2007

una settimana da Dio

Adesso salteranno fuori quelli (ci sono sempre) che diranno “Ma perché sei andato a vedere quel film? Non lo sapevi che era una boiata?” No, non lo sapevo. Avevo sentito la trama niente di meno che da Gianluca Nicoletti, su Golem, e mi era sembrata sufficientemente interessante per tentare la visione.

Un segnale d’allarme, debbo dire, l’ho ricevuto quando, alla cassa, ho visto il genere di pubblico che entrava. Per lo più giovinastri coi capelli rasati sulla nuca, tagliati con l’erpice sul cucuzzolo e colorati con il verderame e altri pesticidi. Ragazze con piercing inseriti con la sparapunti e chiome messe in piega con la mietitrebbia, pop corn con bambini al seguito e genitori con sguardo da melanzana alla peronospera. (Io frequanto un multisala di campagna).

Il film è prevedibile dalla prima all’ultima scena. Tanto che il passatempo diventa quello di tirare ad ad indovinare cosa succede dopo, cosa dirà lui, cosa risponderà l’altro. Dio è Morgan Freeman, un attore nero che fino ad ieri mi piaceva, ma è molto più bravo quando fa il colonnello dell’esercito o ll poliziotto.

In 2 scene, le gags di Jim Carrey ti strappano anche una risata. Ma questo non ti ripaga per la vergogna per essere entrato nella sala. Sì, provi una autentica, dolorosa vergogna.  Ti chiedi “ma cosa faccio io qui?” e ti senti esattamente come quando ti accorgi che ti hanno fregato il portafoglio al mercato o quando scopri che il cambiavalute che incontri per strada in una città esotica ti ha rifilato dei pezzi di carta straccia contro i tuoi 100 dollari. Uguale. Loro sono stati bravi e tu fesso.

Se non fosse abbastanza chiaro, sarò più esplicito: “una settimana da Dio” è da mandare al rogo, da non vedere nemmeno in terza serata su italia1. E se per caso lo avete già visto, fate come quando avete votato Forza Italia: non ditelo a nessuno.

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