sabato 4 agosto 2007

Culture a confronto

Ho la fortuna di conoscere una persona molto bella, che si chiama Muniba, Sadek, Hassan, Alì.

è egiziano, età non lo so, sui cinquanta, venti più, venti meno.

Mi piace perché possiede un senso dell'ironia e dell'autoironia che non credevo potesse stare in una persona sola, per di più in un musulmano.

In più in Muniba trovano posto anche tutti quei nomi, Muniba, Sadek, Hassan, Alì, che offrono lo spunto per una riflessione.

Siccome sono curioso, mi sono fatto spiegare, e la cosa funziona così: Sadek era suo padre, Hassan suo nonno e Alì il padre di suo nonno.

Suo figlio si chiama Fabrizio, Muniba, Sadek, Hassan. Non sarà sfuggito a nessuno che non c'è più Alì. Con la massima serenità, Muniba mi spiega che il figlio di suo figlio si chiamerà ancora Muniba come terzo nome e quando questo nipote avrà a sua volta un figlio, Muniba si troverà percolosamente in bilico in quarta posizione, alla fine della fila e all'inizio dell'oblio.

A questo punto il discorso si fa un po'; triste per noi occidentali, che bramiamo l'immortalità e furbescamente utilizziamo un'organizzazione anagrafica diversa, con l'uso dei cognomi. I cognomi ci salvano, perché con un po' di fortuna durano più di quattro generazioni. Ma a ben vedere la differenza è soltanto formale. Dopo i nostri nipoti, massimo pro-nipoti, chi si ricorderà di noi? Chi possiederà ancora un software obsoleto per visualizzare i jpg che ci ritraggono? E qualora ciò fosse, che senso avrà mai la nostra immagine riprodotta in pixel?

No, i conti giusti sono quelli degli arabi che non per niente sono gli inventori dei numeri: 4 generazioni sono uno spazio corretto per esistere in senso fisico e in forma di ricordo. Scomparire ha comunque i suoi lati positivi. Intanto non si è più soggetti fiscali, ma soprattutto si è finalmente liberi dallo spam e dalle e-mail rompicoglioni e non richieste come questa.

Nessun commento:

Posta un commento