sabato 4 agosto 2007

In linea con l'assassino

Se Tizio e Caio, appena usciti da un cinema, discutono e discutono e non si decidono a salire in auto,  probabilmente è perché hanno guardato il film con occhi diversi. Se Tizio cerca e vuole assolutamente una morale o almeno un insegnamento, mentre a Caio importa solo che il film faccia ridere, è molto facile che, appena visto un film come ad esempio “Una settimana da Dio” i due vengano alle mani. La premessa è per avvertire chi legge questi commenti che io, personalmente sono uno di quelli che nei film cerca e apprezza soprattutto l’idea. Quanto più il regista sa nascondere le sue carte e le spilla una ad una come a cercare un poker, quanto meglio lo sceneggiatore costruisce dialoghi credibili e intelligenti, quanto più il film mi fa sentire stupido alla fine, tanto più io mi diverto. Ecco, i miei commenti vanno letti secondo questa chiave, altrimenti potrebbero spiazzare.

Ieri sera, nella confortevole sala 4 del nuovissimo multisala Medusa all’Environment Park ho visto “In linea con l’assassino”, scritto da Larry Cohen (sarà uno dei fratelli Cohen?). Che l’idea ci sia e sia forte lo dimostra il fatto che il film si regge (e si regge benissimo) dall’inizio alla fine in un’unica location, una cabina telefonica in una strada di New York. Ci sono alcune piccole sbavature, è vero. Per esempio capisco benissimo le esigenze del regista per il quale occorre che la moglie del protagonista stia lì, in mezzo alla strada, ma la polizia, quella vera, non lo permetterebbe mai (non posso dire di più per non rovinare il film a chi non lo ha visto). Le sbavature hanno l’inconveniente di distrarti, farti ragionare risvegliando il tuo senso critico e quindi riportarti alla realtà. In definitiva  disturbano tanto quanto il vicino che mastica a bocca aperta. Ma nel caso di “In linea con l’assassino” si fanno perdonare perché la costruzione è davvero serrata e gli attori sono grandi. Grande Colin Farrel, il protagonista, grande Forest Whitaker, il poliziotto. La voce fuori campo dell’assassino, così presente, così in primo piano, così perfetta, così da “Dio” è troppo caratterizzata per essere una scelta casuale del direttore del doppiaggio. Dunque, perché quella voce stereofonica, per nulla filtrata dal telefono, che sembra parlarti direttamente nella testa? La risposta potrebbe aprire nuove e diverse interpretazioni, il che rende “In linea con l’assassino”, se possibile, ancora più interessante.

Nessun commento:

Posta un commento