È la storia del celebre anchor man americano Edward R. Murrow, che negli anni ‘50 combatté e vinse una battaglia per la democrazia, contro la censura e la libertà di stampa, una storia importante che andava raccontata. Il regista George Clooney lo ha fatto e probabilmente non poteva fare meglio di così. Dal punto di vista dell’impegno politico e sociale è un capolavoro. Dal punto di vista dello spettatore, dipende: se deve ancora cenare è una pizza, se ha già mangiato è un Valium.
Il film tende dunque al grigio, non perché girato in bianco e nero, (bellissima la fotografia) ma perché interamente appoggiato sui dialoghi, ai quali bisogna prestare massima attenzione e concentrazione, altrimenti tanto vale aspettare fuori. Diciamolo: è un “quasi documentario”, tanto che le battute del protagonista sono tratte dalle registrazioni televisive di 50 anni prima. Novanta minuti di discorsi storici, poca tensione, nessun colpo di scena e sei alla fine. Qui giunto sei grato a Clooney per averti ricordato dei fatti seppelliti nella periferia della memoria. Ragioni sul film e sulle parole, ma ti chiedi se il tutto non poteva essere reso un po’ più spettacolare. Insomma gli applausi sarebbero fuori luogo e se muovi le braccia è per controllare se le chiavi della macchina sono ancora al loro posto.
Allora: “Good Night and Good Luck” è da vedere o no? Mettiamola così: se a scuola non ci andava di studiare storia perché la trovavamo una materia noiosa e faticosa, adesso non lamentiamoci se abbiamo qualche lacuna. Se oggi andiamo al cinema solo per vedere i film di Neri Parenti, poi non meravigliamoci se nel frattempo, anche in Italia, soprattutto in Italia, ci hanno tolto un po’ di libertà.
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